Corso Porta Vigentina, 14 - 20100 Milano
Telefono 02/58314028
Orari di apertura:
Lunedì e Venerdì: 9.30 -11.30
Martedì, Mercoledì e Giovedì: 9.30 -11.30 / 15.30 -17.30
SS. Messe ogni sabato, domenica e festivi alle ore 17.30
La basilica è di origine antichissima e la sua forma attuale nasconde questa preziosa nobiltà.
Nel tempo, per motivi diversi, ha subito numerosi interventi di restauro.
Già nel 490-512 con il vescovo Lorenzo I grandi lavori interessarono il sacello che racchiudeva il corpo di S. Calimero, quarto vescovo di Milano.
La basilica fu rifatta nel secolo XII in forme romaniche e completamente ritoccata, sia nella facciata che nell’interno, nel 1609 da Francesco Maria Richini sovrapponendosi (come spesso avvenuto in quel tempo) un corpo architettonico barocco.
L’attuale forma, che possiamo definire neoromanica, è il risultato dell’ultimo pesante intervento del 1882 per mano di Angelo Colla al quale si deve la stessa facciata in cotto a due spioventi e il “protiro” poggiante su leoni stilofori, con una serie di archetti ciechi pensili sul cornicione e sui quali svettano tre pinnacoli, tipicamente gotici.
Sulla destra della facciata un portale romanico, di particolare interesse, dà accesso al cortile della canonica, edificio del tardo ‘600, dove sono visibili le uniche parti rimaste della originale basilica romanica: l’esterno dell’abside e la parte inferiore del campanile.
Murate sul fianco meridionale della chiesa si notano alcune lapidi pagane e cristiane provenienti dalla vecchia necropoli.
L’interno a una navata con cinque campate e volte a vela cordonate, alle pareti figure di santi e martiri della Chiesa milanese.
Sulla volta centrale sono evidenti motivi cristologici, al centro di ogni incrocio un sole come segno di Cristo luce del mondo. Sul fondo l’abside semicircolare con la Santissima Trinità in trono e angeli.
Le cappelle laterali sono state aggiunte in epoche diverse, dopo il 1882.
Nell’arcata a destra dell’ingresso una splendida crocifissione seicentesca di scuola lombarda in passato erroneamente attribuita a G.B. Crespi detto il Cerano.
Di seguito un altare dedicato a S. Arialdo da Carimate e nella terza cappella una deliziosa Natività.
Sul lato sinistro nella prima campata vi era il fonte battesimale, a seguito l’altare di S. Antonio, poi la cappella del Sacro Cuore e nella quarta campata il pulpito in pietra (1882) con i simboli degli evangelisti.
Nella quinta campata verso l’altare maggiore, sulla volta, quattro medaglioni con le figure di San Barnaba e dei santi vescovi milanesi Calimero, con pastorale e palme del martirio, Castriniano e Lorenzo I.
Sulla sinistra, sormontato dall’organo, un elegante portale oltre il quale è l’attuale sacrestia dove, prima di un altro pesante intervento del ‘700, era l’antico oratorio di San Michele dei Disciplini.
Di fronte, sul lato destro del presbiterio, una Madonna col Bambino tra S. Caterina di Alessandria e S. Caterina da Siena affresco del XV secolo staccato dalla distrutta chiesa di S. Rocco e attribuito a Cristoforo Moretti.
L’altare maggiore custodisce il corpo di San Calimero ivi traslato dalla sottostante cripta dal cardinale Ildefonso Schuster.
Di stile neoclassico il tempietto circolare con cupola sorretta da otto colonne e il tabernacolo con pregevoli bronzi di Franco Lombardi (1925).
Al rialzo del presbiterio e della parte absidale corrisponde la cripta, rifatta nel 1500. Otto colonne in sericio reggono le volte a sesto ribassato affrescate dai fratelli Giovanni Battista e Giovanni Mauro della Rovere, detti i Fiammenghini.
Al centro di ogni volta, incorniciati da ghirlande di fiori e di frutti, dieci medaglioni raffiguranti altrettanti vescovi milanesi, tra cui S. Calimero, S. Ambrogio e S. Carlo. Sul retro dell’altare, che conteneva i resti mortali del martire S. Calimero, una lapide ricorda i festeggiamenti del maggio 1609 voluti dal Cardinale Federico Borromeo.
Durante gli scavi del 1905 furono trovati mattoni con segni risalenti all’epoca di re Teodorico (493-526 d.C.) che attestano l’esistenza del luogo già nel sec. V. La presenza di un posso vuole essere un riferimento alla leggendaria storia di S. Calimero, vescovo del III secolo, che fu infaticabile evangelizzatore e persecutore del paganesimo, sopportando la prigione e l’esilio.
Una tradizione racconta che nel tentativo di dissuadere alcuni pagani dal recarsi a pregare presso il tempio di Apollo fu percosso e gettato in un pozzo dove trovò la morte.
Sulla controfacciata della basilica, sopra il portone di ingresso, è così rappresentato il suo martirio e gli angeli che trasportano il corpo del santo verso la meritata gloria.
Il luogo dove sorge la basilica era un’area cimiteriale immediatamente esterna alle mura dell’antica Mediolanum, lungo la via per Roma. L’edificio, originario del V secolo, sarebbe stato edificato sui resti di un tempio romano dedicato ad Apollo.