Comunità Pastorale dei Santi Apostoli

Gruppo missionario

 

Presentazione  

“La Chiesa è sempre stata e sempre sarà missionaria, perché ad essa sono affidati l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. In alcuni momenti questo aspetto ha bisogno di essere accentuato in termini più forti e incisivi. Fin dall’inizio del mio ministero episcopale tra voi ho manifestato la mia ferma convinzione che questo – in particolare – è uno di quei momenti”

Intervento dell’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi all’assemblea sinodale del clero (La Chiesa di Antiochia, “regola pastorale” della Chiesa di Milano)

Gruppo Missionario Parrocchiale (GMP)

Che ruolo ha?

Il suo ruolo è di sensibilizzare la comunità all’attenzione verso coloro che annunciano il Vangelo in tutto il mondo, favorendo la comunione da vivere con la diocesi, particolarmente per mezzo dell’Ufficio per la Pastorale Missionaria.

Ogni Gruppo ha una sua storia particolare, bella e ricca, maturata con incontri, contatti, approfondimenti…ma sa anche che la storia del proprio gruppo non è statica ma ha un suo cammino: ogni fase, ogni passo in avanti non nega i precedenti, ma li congloba via via in una visione e impegno più ampio.

Il salto di qualità dei nostri GMP (Parrocchia di S. Eufemia, Santa Maria al Paradiso e dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore) consiste in questa bellaavventura che si chiama Comunità Pastorale.

Gli incontri i legami con quel missionario, gli appelli di certe situazioni, le attività realizzate, le dimensioni di sofferenza e i valori culturali scoperti, le esperienze vissute sono state “provvidenziali” come preparazione per un compito che va oltre la nostra persona e il nostro stesso gruppo, oggi ci viene chiesto e data l’opportunità di mettere le nostre esperienze a servizio della realizzazione della Missione della chiesa nel mondo, in concreto attraverso l’impegno missionario nella Comunità Pastorale.

In cosa consiste la Cooperazione Missionaria?

Tra i compiti dell’Ufficio per la Pastorale Missionaria vi è quello di promuovere la cooperazione missionaria tra le Chiese che si concretizza nel far conoscere le iniziative missionarie già in atto; nel ricercare vie nuove di presenza missionaria promuovendo l’invio di personale e mezzi nelle altre Chiese; nel sollecitare contatti permanenti di informazione e aiuto vicendevoli; nell’informare su situazioni, problemi ed esperienze, nell’assicurare le relazioni tra la comunità locale e i suoi missionari.

La missione della Chiesa dove e come si svolge oggi

La missione si svolge ancor oggi, per gran parte, in quelle regioni del Sud del mondo, dove è più urgente l'azione per lo sviluppo integrale e la liberazione da ogni oppressione.

La missione della chiesa non è di operare direttamente sul piano economico o tecnico o politico o di dare un contributo materiale allo sviluppo, ma consiste essenzialmente nell'offrire ai popoli non un “avere di più”, ma un “essere di più”, risvegliando le coscienze col Vangelo.

La “città dell’uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e doveri, ma ancor più da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione (Caritas in Veritate n. 6).

Valorizzazione e sviluppo di un popolo

Lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dallaformazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. In questo quadro l’Ufficio missionario continuerà ad impegnarsi, per valorizzare sempre di più i legami di cooperazione e scambio tra i missionari sul campo, le comunità locali nelle quali operano e le comunità in Italia, insieme a tutti coloro che vorranno unirsi con il loro sostegno nella testimonianza della carità attraverso opere di giustizia, pace e sviluppo.

Relazione attività svolte in questi ultimi anni:

  • Incontri Assemblee Pastorale missionaria
  • Incontri GM. Centro Storico

Sostegno alle missioni in Uganda – India – Brasile – Benin – Camerun – Zambia

  • Notizie dal mondo missionario
  • Testimonianze
  • Mostra d’arte sacra “Tempo d’Africa”
  • Proposte raccolta fondi pro-missioni Progetto "Una scuola per Makeni"

La nostra Newsletter

Ottobre 2012  Home

Carissimi amici delle missioni,

innanzi tutto un saluto e un augurio all'inizio dell'anno della Fede e del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che accompagneranno il nostro cammino pastorale. 

L'Arcivescovo nella sua lettera pastorale "Alla scoperta del Dio vicino" ricorda a tutti noi "Nell'azione missionaria della comunità di Gerusalemme è all'opera lo Spirito del Risorto attraverso la parola degli Apostoli e i segni che essi compiono, il martirio che subiscono, la carità che i fratelli praticano, La missione della Chiesa, lo ripeto, non è l'accanimento del proselitismo, ma una testimonianza che lascia trasparire l'attrattiva di Gesù, e lo struggimento perchè tutti siano salvati"

In occasione dell'Anno della fede, AsiaNews pubblica testimonianze di persone che hanno fatto dell'amore per la croce lo scopo della loro vita. E così, eccoci a proporvi  la lettura della testimonianza di p. Mario Ghezzi missionario del Pime in Cambogia da dodici anni...

Alla sequela di Gesù ho fatto cose che mai avrei pensato di poter fare

Domenica scorsa sono andato a portare la comunione agli ammalati; stranamente in Cambogia il prete non va mai da solo, ma è sempre accompagnato da un nugolo di giovani che portano gioia nelle case dei nostri anziani. Entriamo nell'ultima casa e la nonnina che conosciamo da molto tempo è molto dolorante, le medicine non l'aiutano più. Cerca di voltarsi sul fianco per accogliere il Signore nell'Eucaristia ma ogni singolo movimento la fa urlare di dolore. Le dico di rimanere sdraiata come meglio si sente. Cominciamo la breve liturgia con i ragazzi che guardano la nonnina stralunati nel vedere tanta sofferenza. La nonna si quieta, le dò il Corpo di Cristo, la benedizione finale e poi le sussurro nell'orecchio: nonna, ricordati che stai vivendo un momento privilegiato della tua vita; questo dolore non è solo per te ma per il mondo intero, pensa che sei strettamente unita  a Gesù in croce, il tuo dolore è il suo dolore, ma è un dolore che salva il mondo. Il tuo dolore, nonna, è per il bene tuo e di tutto il mondo. Sappi che Gesù ora ti è vicino in modo particolare. La  nonna si calma, mi stringe la mano e con un sorriso e una lacrima che le riga il volto mi congeda.

Ogni volta che alzo l'ostia consacrata all'altare della chiesa del Bambin Gesù qui a Phnom Penh, non posso evitare di vedere l'ostia e dietro di essa la grande croce appesa al soffitto che scende fin appena sopra l'altare, ed ogni volta mi dico: Il Signore che sto stringendo nelle mani è lo stesso Signore che vedo sulla Croce ora; croce e risurrezione che diventano, nell'Eucaristia, una cosa sola, un momento unico. Così dovrebbe essere anche nella nostra vita: sapere che gioia e dolore sono una cosa sola; la sintesi sta nel sorriso della nonna con una lacrima che le solca il viso rugoso. Ma tutto questo lo capiremo meglio quando saremo nella magnifica Gloria della vita risorta in Cristo. Quanta nostalgia di quel momento!

leggi:

http://www.asianews.it/notizie-it/Alla-sequela-di-Gesù-ho-fatto-cose-che-mai-avrei-pensato-di-poter-fare-25972.html

Maggio 2011 Home

50 anni di presenza missionaria in Zambia

Avviata nel 1960 è la missione storica della diocesi di Milano dove ancora oggi vi sono più fidei donum che altrove. Sono infatti 13 i missionari presenti oggi in Zambia: 8 sacerdoti e 5 laici impegnati o nella pastorale delle parrocchie oppure nel Mtendere Hospital di Chirundu, l’ospedale che da circa 30 anni la diocesi di Milano sostiene sia finanziariamente sia inviando medici e personale specializzato.

Quello che hanno in comune preti, religiose e laici ambrosiani in Zambia sono la passione per il Vangelo e per la gente, alla quale hanno deciso di dedicarsi per alcuni anni della loro vita.

«A volte – continua don Michele – si crede di fare del bene, ma si creano dipendenze… Il nostro lavoro adesso è di aiutare la comunità a crescere, a diventare responsabile e a riconoscere le potenzialità che ha. Io dico che lo Zambia non è più un Paese povero: la società è divisa tra ricchissimi e poverissimi, ma bisogna aiutare la gente a diventare capace di costruirsi un futuro».

Per chi voglia saperne di più segnaliamo il reportage di Luisa Bove, inviata in Zambia

Reportage:

«Milano e lo Zambia, una condivisione di doni»

Celebrati a Lusaka i 50 anni della presenza ambrosiana nel Paese africano. Monsignor Mario Delpini, che guida la delegazione diocesana: «Si conosce il Vangelo anche vedendo i frutti che porta in altre culture»

di Luisa BOVE

 

Visita i seguenti link:

• A Karib, dove è nato tutto

• Siavonga, comunità che cresce

• Grazie per il dono della fede


Giugno 2011Home

Domenica 26 Giugno 2011 per la nostra Diocesi sarà festa grande: tre suoi figli saranno insieme proclamati “beati”. Una suora, un parroco, un missionario. Noi desideriamo soffermarci su questa "gentile anima missionaria" che è p. Clemente Vismara

p. Clemente nasce ad Agrate Brianza il 6 settembre 1897 e muore a Mong Ping (Myanmar), il 15 giugno 1988, all'età di 91 anni. Missionario del Pime in Birmania per 65 anni, ha dedicato la sua vita ai più piccoli, oggi è invocato “protettore dei bambini”. Ha portato la Chiesa in un difficile angolo di mondo. si fece alunno del Seminario di Seveso San Pietro nel 1913 e qui maturò la decisione di diventare missionario.

Ecco alcune sue testimonianze dalla missione:

Privarmi del necessario mi era di soddisfazione»

Che ho fatto in tutta la mia vita missionaria? Nel lontano 1924, giovane e bello, colle pupille color del mare, fui lanciato inesperto tutto solo in un bosco, a sei giorni di cavallo dai miei confratelli e mi fu detto: «Sviluppati». Mi era compagno un catechista, un cavallo da sella e due da porto. Due cattolici in una terra per me ancora sconosciuta e inospitale. Quanto a soldi, pochi! Casa, chiesa, stalla, cavalli: il tutto in una capanna di fango con il tetto di paglia.

E cominciai... Voi chiederete: «Ad evangelizzare?». Avete sbagliato. Cominciai con l’accetta a disboscare... per respirare. Nella capanna c’era troppo fumo: costruii una cucina a parte. Attorno alla casa, nell’erba tante sanguisughe. Vi costruii attorno un largo sentiero pulito. E cominciai... Voi chiederete: «Ad evangelizzare?». Avete sbagliato. Cominciai a fare il medico, a distribuire medicine, ringraziando chi si degnava di accettare, dalle mie mani, pillole di chinino (quanto chinino!), chi si lasciava ungere con unguento solforico (quanta scabbia, me la presi anch’io). Alla sera attorno al fuoco, al chiaror della lucerna fumosa, studiavo lingue e medicina. Se il peso della solitudine mi disanimava e la febbre malarica mi veniva a tener compagnia, mi divertivo a scrivere un articoletto per Italia Missionaria. Rivedevo i miei confratelli una volta all’anno. Troppo solo: poetavo per non piangere, scrivevo di notte per allungare la giornata.

E cominciai... Voi chiederete: «Ad evangelizzare?». Mi dispiace, ma avete sbagliato. Almeno come l’immaginate. Cominciai a camminare, camminare, camminare. Il Vangelo io lo conoscevo, lo amavo, lo praticavo, ma me lo dovevo tenere nel cuore solo per me. La gente sospettosa non ne voleva sentire. Avrei dovuto prima dimostrare con i fatti che quello che poi avrei predicato era vero. Ai primi tempi, entrando nei villaggi la gente fuggiva, si nascondeva nelle case e, dalle fessure delle capanne di bambù, osservava le mie mosse. Era la prima volta che un uomo di pelle bianca, con tanto di barba, veniva in mezzo a loro. L’importuno ero io, non loro. Il mio lavoro era solo quello di donare ciò che avevo, quel che potevo, ciò che mi chiedevano. Il privarmi anche del necessario mi era di soddisfazione. Se mi davano da mangiare dicevo sempre che era molto buono, benché ancora non fossi avvezzo ai peperoni. Accondiscendere, accontentare sino al massimo grado: avevo più desiderio di dare che loro di ricevere. Mi pareva un atto di fiducia anche se mi tiravano la barba. A me essi chiedevano riso, vestiti, benessere, medicine... In cambio mi accontentavano di potermi occupare della loro vita spirituale. Chi dei due il più esigente? Loro che non volevano morire di fame e di malattia, o io che li volevo condurre a un Dio che è Padre?

In questo sforzo per tutta la mia vita, il mio obiettivo sono state le persone umili e semplici: organi, malati, relitti umani, rifiutati dalla società, vedove, miserabili. Rendere felici gli infelici era il mio ideale e dopo 43 anni di pazienza i felici ci sono. Quanti? Sul principio li contavo, poi mi sembrò inutile. La mia preferenza fu sempre per gli orfani, e spero che in punto di morte, nel momento del giudizio, essi siano la mia salvezza o almeno la mia giustificazione, perché soprattutto essi furono il mio sole, la mia speranza, il mio amore. A loro, più che ad altri, donai me stesso. Molti mi hanno reso “nonno” e nel loro nido rifatto conoscono l’amore e Colui che è la fonte dell’amore. Che mi serbino più o meno riconoscenza, poco importa; se stanno bene loro, sto bene anch’io.

di Clemente VISMARA Tiriamo le somme (1970) nel "Il bosco delle perle"

...Il suo stato d’animo ci è testimoniato da una sua lettera al superiore del Pime, Paolo Manna. Il 30 giugno 1924, padre Clemente gli scrive: «Le riflessioni che lei mi propone non mi erano del tutto estranee, già le pensavo con timore di me stesso e desidero di concludere qualche cosa migliorando me stesso e cercando di sbarcarmi il salario della giornata di questa vita con minor debito possibile e qualche gruzzoletto per poter vivere in Paradiso con una buona pensione senza lavorare. La cura mia maggiore e il mio più forte desiderio è quello di acquistarmi un po’ di vita interiore, perciò mi sforzo di imperniare tutte le mie azioni e aspirazioni sulla SS. Eucaristia, ponendo devozione nella S. Messa e cercando, se mi è possibile, di fare anche ogni giorno l’ora d’adorazione. Credo che questa sia una buona via, facile e sicura, perciò desidero seguirla con costanza e fiducia.

Da due mesi circa mi trovo a Mong Ping con p. Portaluppi, ma questo, buon viaggiatore, mi lascia spesso e a lungo a cavarmela con questi Shan che non comprendono l’italiano. Questa solitudine non mi reca noia, anzi mi spinge a esser meno ragazzo e a trovare la mia compagnia presso l’altare. Non soffro neppure l’ombra della malinconia “ninfa Gentile”. Faccio pipate saporose da gareggiare coi comignoli della ditta Pirelli, canto come un merlo (se manca la voce, contro il galateo, fischio) e la privazione dei comodi mi riesce di piacere. Non mi è andata mai così bene come ora. Non so davvero come ringraziare il Signore di questo grande dono della vocazione, mi sembra un sogno l’essere giunto qui, sono felice e beato e mi frego le mani di compiacenza».

Sessantaquattro anni Con questo spirito visse i suoi sessantaquattro anni di missione, ricchi d’avventure tali da scriverne romanzi. Basti anche solo l’inizio. Gli portarono tre orfanelli: dove sistemarli? Nessuno voleva cedergli del terreno. Allora chiese il terreno “occupato dagli spiriti”. La gente lo ritenne pazzo, ma rispose loro sornione: «Il mio Dio è più forte dei vostri spiriti. Tornate domani e vedrete». La gente del villaggio vegliò furtiva di notte, nel timore che gli spiriti si scatenassero; venne furtiva di giorno, per raccogliere il corpo dell’uomo bianco, punito dagli spiriti; lo trovò sorridente, con la pipa in mano. D’altra parte lui diceva spesso che a «voler bene al Signore non ci si perde». Da allora, centinaia di ragazzi divennero uomini per la sua carità, per il suo entusiasmo di prete che crede nella Provvidenza. Morì sazio di giorni, come i grandi patriarchi biblici, sereno, ripetendo la sua raccomandazione: «Cercate di stare bene e, se volete stare meglio, fate del bene. Io pure sto bene e mi pare di non avere sbagliato a fare il prete, non ho vissuto invano».


Ottobre 2011 Home

Carissimi amici delle missioni dopo la pausa estiva, riprendiamo, il nostro impegno come gruppo missionario, nel sensibilizzare la comunità all’attenzione verso coloro che annunciano il Vangelo in tutto il mondo. Il primo appuntamento è ormai alle porte e si tratta dell'ormai tradizionale mese dedicato alle missioni:

L'Ottobre Missionario

Nel 1926, l’Opera della Propagazione della Fede, su suggerimento del Circolo missionario del Seminario di Sassari, propose a papa Pio XI di indire una giornata annuale in favore dell’attività missionaria della Chiesa universale. La richiesta venne accolta con favore e l’anno successivo (1927) fu celebrata la prima “Giornata Missionaria Mondiale per la propagazione della fede”, stabilendo che ciò avvenisse ogni penultima domenica di ottobre, tradizionalmente riconosciuto come mese missionario per eccellenza.?

Nel 1980 Papa Giovanni Paolo II scriveva: «Il mese d’ottobre dev’essere considerato, in tutti i paesi, come il mese della Missione universale. La penultima domenica è chiamata Giornata della Missione universale e costituisce l’apice della festa della cattolicità e della solidarietà universale»?

Nel 2011 Papa Benedetto XVI scrive: "E’ importante che sia i singoli battezzati e sia le comunità ecclesiali siano interessati non in modo sporadico e saltuario alla missione, ma in modo costante, come forma della vita cristiana. La stessa Giornata Missionaria non è un momento isolato nel corso dell’anno, ma è una preziosa occasione per fermarsi a riflettere se e come rispondiamo alla vocazione missionaria; una risposta essenziale per la vita della Chiesa".

Anche la nostra comunità, con l'entusiasmo della fede, è chiamata a vivere, in questo mese, l'esperienza di sentirsi chiesa nel mondo, chiesa universale. Una Chiesa che supera i confini del villaggio o del quartiere. Un'esperienza che porterà i suoi frutti affinché non rimanga "un momento isolato nel corso dell'anno"

Il programma di animazione missionaria, che a giorni vi inoltreremo, prevede tre momenti: preghiera, ascolto, solidarietà.

Un buon ottobre missionario a tutti. A presto! gruppo missionario santi apostoli